Dentro e fuori il paesaggio. La rappresentazione quale strumento interpretativo del paesaggio

Autori

  • Maria Grazia Cianci Dipartimento di Architettura, Università degli Studi Roma Tre

DOI:

https://doi.org/10.26375/disegno.15.2024.2

Abstract

Dialogo infinito

«Ciò che il segreto dell’incanto di un paesaggio stia in un certo accordo di forme e di luce il cui dominio su di noi è potente e incomprensibile come quello di un profumo, di uno sguardo, di un timbro di voce? O forse dipende da non so quale eco di emozioni di uomini primitivi, – quelli che divinizzano qua e là gli oggetti più mirabili della natura, – sorgenti rocce, cime, grandi alberi, – e, senza saperlo, per il fatto stesso di isolarli, di dar loro dei nomi, di comunicare loro una sorta di vita, ne facevano vere creazioni d’arte; l’arte più antica, quella di sentire che un’espressione nasce da un’impressione, e un istante particolare diviene monumento della memoria, – favore insigne di un’aurora o di un tramonto prodigiosi, orror sacro di un bosco, esaltazione sulle alture da cui si scoprono i regni della terra? Ma se non siamo in grado di ragionare chiaramente su simili emozioni, dobbiamo però notare che siamo meno inabili nel riprodurle» [continua a leggere]

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Pubblicato

2024-12-30

Come citare

[1]
M. G. Cianci, «Dentro e fuori il paesaggio. La rappresentazione quale strumento interpretativo del paesaggio», diségno, n. 15, pagg. 7–20, dic. 2024.