Oggetti narrati e immaginati. Luca Meda e il disegno
DOI:
https://doi.org/10.26375/disegno.11.2022.9Parole chiave:
immaginari, arte, Ulm, oggetti tecnici, schizziAbstract
Attraverso l’analisi del lavoro progettuale di Luca Meda, di cui vengono presentati alcuni schizzi del suo archivio personale, il contributo propone una riflessione sul “disegno di design”, ponendo l’attenzione sulla relazione tra due sue nature – l’una più tecnica e l’altra artistica – che in alcuni casi si compenetrano in modo armonioso.
La dualità che veniva attribuita al disegnatore industriale – figura in fieri negli anni Cinquanta – e l’onere di dover armonizzazione le “possibilità tecniche” con le “possibilità di forma”, trova in Meda una sintesi riuscita nell’uso del disegno manuale, indispensabile ed efficace strumento sia per la progettazione tecnica sia per la contestualizzazione poetica dell’oggetto, quasi un trait d’union tra un mondo concreto, quello attinente agli aspetti tecnologici, e una sfera astratta, in relazione con le valenze simboliche degli oggetti e con l’universo emozionale del designer.
A partire dalla plurima formazione di Luca Meda e tenendo presente l’impatto che i nuovi strumenti tecnologici hanno sull’attuale attività progettuale, il contributo identifica il “disegno di design” come una vera e propria metodologia di lavoro, considerato ancora oggi un fondamento per la formazione del progettista. Esso viene presentato come rilevante e ineludibile proprio per la sua capacità di integrare due saperi, quello tecnico e quello artistico, spesso a torto ritenuti antagonisti.
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