Il Nodo d'amore di Mario Ridolfi
DOI:
https://doi.org/10.26375/disegno.8.2021.4Abstract
I miei ricordi di Mario Ridolfi sono un’infinità, tutti chiarissimi nei minimi particolari come quelli che si conservano delle persone amate, dei maestri.
Lo vedo disegnare Casa Lina e il Nodo d’amore davanti a me; sono sempre stato al primo tavolo di fronte alla sua cattedra.
Usava una penna stilografica Pelikan, a punta fine, su ‘carta burro’, così si chiamava quella ‘lucida’, ma di spessore minimo, che si usava durante la progettazione per poter sovrapporre le successive ideazioni e correggerle.
Nella sua borsa di pelle marrone Ridolfi custodiva la sua boccetta di inchiostro nero e il rotolo di carta burro. Non l’ho mai visto gettare via nessuno dei suoi foglietti disegnati, neanche quelli che scartava subito perché la soluzione non l’aveva soddisfatto.
Ero lì, davanti a lui, che imparavo a disegnare prospettive e lo osservavo... [continua a leggere]
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